Dopo il centrocampo è il momento di fare il punto della situazione sulla stagione dell’attacco del Napoli.
Non è stato propriamente il punto di forza della squadra di Antonio Conte, ma gol e assist di Lukaku, l’uomo del tecnico leccese, sacrificio e passione di Politano, velocità e dribbling di Neres, gol decisivi di Raspadori e apporto degli altri hanno certamente contribuito alla conquista del quarto tricolore.
Kvara core ingrato?
Kvaratskhelia: si può criticare. Si può pensare, legittimamente, che abbia scelto i soldi parigini, all’amore che Napoli e i napoletani gli avevano mostrato. Ma la risposta al perché e quindi alla sua scelta è da ricercarsi in maniera più profonda.
L’ex georgiano oggi del Psg
Arrivato da sconosciuto a Napoli, è stato l’uomo scudetto con Spalletti assieme ad Osimhen. Calciatore in grado di spostare equilibri sulla fascia sinistra ha, fin dall’inizio della sua avventura partenopea, impressionato per driblling, velocità e colpi da campione.
Non gli è stato adeguatamente “aggiustato” il contratto nè lo scorso anno nè all’arrivo di Conte che le ha provate tutte per trattenerlo, non riuscendoci.
Perché a gennaio Kvara ha accettato il Paris Saint Germain e si è trasferito alla corte di Luis Enrique. Col Napoli, non si può dire si sia laureato nuovamente Campione d’Italia, ha certamente contribuito alla conquista anche di questo tricolore.
5 gol in 5 mesi, e tutti di un enorme importanza, a Milano col Milan e il rigore a Empoli più di tutti. Non è stato il miglior Kvara visto a Napoli, ma è ugualmente stato decisivo. Ed in 10 mesi si è tolto la soddisfazione di aver aiutato il Napoli, vincere il campionato in Francia e salire sul tetto d’Europa vincendo la Champions League contro l’Inter.
I comprimari dell’attacco
La doppietta al Palermo di Ngonge
Ngonge, Simeone ed Okafor: piccole note stonate per queste seconde linee, quasi certamente tutte partenti.
Ngonge, Simeone e Okafor nel loro piccolo hanno contribuito ugualmente alla vittoria dello scudetto ma le prestazioni non hanno mai realmente convinto Antonio Conte.
L’ex Verona, che benissimo aveva fatto all’Hellas, arrivato a Napoli nel mercato invernale dello scorso anno, non è mai riuscito ad esprimersi in azzurro come aveva fatto precedentenente in carriera. Doppietta in Coppa italia contro il Palermo e alcune presenze in campionato subentrando a Politano in particolare.
Spesso però utilizzato solo nei minuti finali, non è mai riuscito ad incidere particolarmente ed i più si ricorderanno soprattutto del gol, che avrebbe potuto mandare in delirio il Maradona, divorato nei minuti finali contro l’Inter.
Simeone quest’anno un solo gol
Simeone, anch’egli con un passato al Verona, se era stato decisivo con parecchi spezzoni di gara due anni fa con Spalletti e con gol importanti sia in campionato che in Champions, quest’anno ha avuto molto meno spazio per esprimersi.
Un solo gol, nel 3 a 0 casalingo di inizio stagione contro il Bologna e poco più. Attaccamento alla maglia e voglia di fare non sono mai mancati ma forse è troppo poco per far sì che resti ancora a Napoli.
Ci si aspettava il grande nome dopo la partenza di Kvaratskhelia e a Napoli è arrivato Noah Okafor.
Prestito dal Milan e riscatto, che il Napoli non eserciterà, fissato a 25 milioni di euro.
Noah Okafor
Okafor non è riuscito mai ad entrare nei meccanismi offensivi del Napoli di Conte, vuoi per una condizione fisica precaria, vuoi per un ritardo di condizione, vuoi perché c’è stata l’esplosione di Neres e vuoi perché, in fin dei conti, tutto era tranne che il sostituto di Kvaratskhelia.
Di certo in pochi lo ricorderanno ma nonostante tutto in quei minuti finali contro l’Inter al Maradona, fu suo il passaggio vincente per Billing che, dopo la respinta di Sommer, riuscì a batterlo sulla ribattuta.
I titolarissimi e l’uomo di Conte
Politano: Matteo è al suo secondo scudetto in azzurro. E ancora una volta ne è stato fra gli artefici principali.
Politano il tuttocampista di Conte
Il Politano visto con Conte è stato certamente differente rispetto a quello visto precedentemente in azzurro. Mentre nel 4-3-3 di Spalletti, Politano aveva molti più compiti offensivi, con Conte si è trasformato in un tuttocampista capace di aiutare anche Di Lorenzo in fase difensiva.
La corsia di destra è quella che più si è dimostrata decisiva ed importante nell’economia di gioco di Antonio Conte e Politano è stato, per l’intera stagione, pronto a sacrificarai in ogni occasione.
Meno incisivo sotto porta, con sole due marcature in stagione, Politano però è stato decisivo con e per i propri compagni di squadra con assist e passaggi vincenti per Lukaku, McTominay e gli altri.
Neres: prelevato dal Benfica dopo un passato nell’Ajax, David Neres si è dimostrato un calciatore dall’enorme potenzialità, spesso anche inespressa, ed è risultato importante in tante occasioni.
Neres il funambolo brasiliano
Sono solo due i gol messi a referto, ma tantissimi quelli che ha propiziato. Neres si è dimostrato in grado di poter cambiare, spesso e volentieri, volto alle gare.
Ha faticato quando partito titolare, non riuscendo quasi mai ad essere incisivo, se non nel 3 a 0 in trasferta a Firenze.
Molto più utile alla causa negli ultimi 20 minuti di partita e in quegli spezzoni di gare bloccate in cui con la sua rapidità, i suoi dribbling, il suo estro, ha messo in difficoltà intere difese. Sarà ancora importante per questo Napoli.
Raspadori: se la provvidenza avesse un volto avrebbe certamente quello di Giacomo Raspadori.
Ti aspetti Lukaku, Politano, Neres e via dicendo, ma il calciatore decisivo nei momenti più importanti della stagione è sempre stato lui.
Lo era stato due anni fa con Spalletti segnando gol decisivi contro Spezia e Juventus. Lo è stato quest’anno con i gol fondamentali contro Venezia e Lecce in particolare.
Raspadori il jolly d’attacco
Ragazzo d’oro, Raspadori non parte mai nelle gerarchie iniziali degli allenatori partenopei, ma aspetta il suo momento silente, senza lamenti e facendo parlare il campo quando chiamato in causa.
Jack risulta più utile nel 3-5-2 come seconda punta e quando Conte, vuoi per gli infortuni, vuoi per necessità tattiche, ne ha avuto bisogno, messo alle spalle di Lukaku, Raspadori ha reso benissimo.
Fresco di gol anche in nazionale, col duro lavoro, il sacrificio e la passione che ci mette in ogni allenamento, si è guadagnato anche un posto da titolare nell’ultima partita di campionato contro il Cagliari che è valsa lo scudetto.
Lukaku: l’attaccante belga è l’uomo di Conte. Lo ha avuto a Milano, lo ha avuto a Londra e lo ha voluto fortemente a Napoli.
Lukaku il perno d’attacco
Trentaduenne, Lukaku non ha più il passo di qualche anno fa, ma dopo una prima fase di ambientamento e qualche mese per ritrovare la forma fisica, ha cominciato a fare la differenza anche all’ombra del Vesuvio.
Non è più quel bomber da 30 gol stagionali ma il lavoro per la squadra è stato di fondamentale importanza ed il bottino di fine stagione è comunque invidiabile: 14 gol e 12 assist.
I suoi gol, in quattordici occasioni differenti, sono valsi ben 40 punti, 13 vittorie ed un pareggio (col Genoa). Il primo, contro il Parma, appena arrivato, ha permesso al Napoli di risolvere una partita che si era fatta complicatissima. Suo il pareggio al ’92 prima del gol vittoria di Anguissa al ’96.
L’ultimo, contro il Cagliari, è stato il più bello. Strapotere fisico, sportellate con la difesa avversaria, progressione verso la porta del Cagliari e gol nell’angolino che ha fatto esplodere la festa al Maradona dopo il vantaggio di McTominay.
In mezzo una stagione difficile, di alti e bassi, non sempre al meglio della condizione, spesso criticato dai tifosi, ma col lavoro, la dedizione, il sacrificio, Romelu non ha mai smesso di accontentare le rischieste del proprio allenatore.
Allenatore che alla fine ha avuto ragione, ha puntato sul suo fedele uomo che non ha disatteso ciò che lui gli chiedeva ed è stato decisivo per il quarto tricolore azzurro.
Giudizio sull’attacco del Napoli: Kvaratskhelia 6.5; Politano 7.5; Neres 7; Raspadori 7.5; Ngonge 6 di stima; Okafor s.v.; Simeone 6 di stima; Lukaku 8