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L'editoriale

Conte e la sua domenica maledetta

Un comportamento inaccettabile a bordo campo, un nervosismo non giustificabile per un allenatore tanto professionale e navigato, un dopo gara peggiore. Se Antonio Conte vuole andare via da Napoli lo faccia con la serenità del professionista che ha diritto di fare le sue scelte

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Con la prossima ed ultima gara della stagione, che la Lega ha stabilito per Napoli ed Inter si giocherà venerdì ore 20.45, terminerà il campionato e si avranno verdetti definitivi in testa, per l’accesso alle competizioni europee e in coda.

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Antonio Conte nel ventre del Tardini ha parlato di stanchezza, della sofferenza, delle difficoltà. Ha anche mandato, sia pur non apertamente come ha fatto tutto l’anno, messaggi alla società dalla quale sembra oramai evidente come voglia dividersi. 

Chi scrive ha sempre difeso la posizione del tecnico, il suo lavoro, la sua capacità di cavare un ragno dal buco ma adesso che manca poco, pochissimo e senza timore di influenzare nulla è arrivato il momento di parlare con più chiarezza.

Stanchezza

Fisica, psicofisica, mentale quale sarà quella che attanaglia i giocatori del Napoli incapaci di mettere a segno una rete, una sola rete, contro un Parma che risulta essere la quintultima difesa del campionato.

Di quale stanchezza parla Conte per un gruppo di giocatori che hanno di fatto disputato veramente solo le 38 partite di campionato?

Matteo Politano uno dei giocatori che ha dato il massimo tutto l’anno

È possibile che Giovanni Simeone con 26 presenze, diverse di pochi minuti, non abbia realizzato neanche una rete in campionato?

Forse è giusto parlare di stanchezza se parliamo di Politano, un generoso che ha eseguito durante tutta la stagione tutto quello che gli è stato richiesto, giocando la doppia fase e arrivando spesso in zona gol annebbiato, stanco, spento.

Sofferenza

Se quando ha parlato di quest’aspetto si riferiva alla città, ai tifosi è giusto dire che Conte ha preso una grandissima cantonata. Il napoletano è per antonomasia abituato a soffrire nella vita di tutti i giorni, figuriamoci allo stadio. Forse di riferiva al lavoro dei cronisti, ma quelli sono gli stessi che parlano del suo futuro ai quali non ha voluto rispondere francamente durante tutto il girone di ritorno. Sarebbe bastato dire: “ho un contratto, non vedo perché mi fate certe domande”.

Ha invece lasciato più volte intendere che a fine stagione se ne sarebbe parlato con una faccia spesso truce e mostrando acredine per la società che gli ha lasciato completa carta bianca.

Va ricordato a questo proposito come Conte costi al Napoli 8,5 mln di euro netti, una cifra che De Laurentiis non aveva mai voluto considerare in precedenza per l’ingaggio degli allenatori che hanno occupato la panchina partenopea. Neanche Ancelotti arrivava a tanto e manco la sfiorava questa cifra mostruosa.

In ogni caso l’accoglienza dei tifosi nella notte di domenica a Capodichino la dice lunga come anche le scene viste al Tardini dagli spalti, settore partenopeo, parlano da sole.

Difficoltà

Lasciando stare la campagna estiva volta alla ricostruzione della squadra, va detto che comunque le prestazioni dei nuovi arrivati hanno dimostrato che gli sforzi della società sono andati nella giusta direzione.

Si possono criticare McTominay, Lukaku, Buongiorno, Gilmour? Pensiamo di no. Come non si può criticare Neres, la serie più lunga di vittorie consecutive il Napoli l’ha realizzata con il brasiliano in campo prima che avesse il primo infortunio serio.

Si può criticare l’arrivo di Spinazzola che nelle ultime settimane ha dato un senso alla sua stagione in azzurro e che lo stesso Conte aveva liberato a gennaio.

Si può parlare di Rafa Marin, un giovane sul quale Conte non ha mostrato alcuna fiducia.

Tutto si risolve nella cessione di Kvaratskhelia?

Sì, per Conte quella è stata la mossa inaccettabile anche se a chiedere di andare via è stato proprio il giocatore che Antonio Conte pensava in estate di aver convinto a restare un altro anno.

Il georgiano è una persona con una famiglia che gli sta molto attorno ed ha ben pensato di monetizzare al massimo il momento.

La società non è stata capace di trovare un sostituto, ma obiettivamente a gennaio è apparso impossibile.

E vanno ricordate proprio le parole di Conte: “meglio restare come stiamo senza prendere uno tanto per prenderlo”.

E poi: “Napoli non può essere considerata una società di passaggio”, vale per i giocatori l’osservazione e non anche per lui?

Il prossimo mercato vedrà il Napoli protagonista con o senza Conte e ci chiediamo se veramente il tecnico salentino è convinto di poter raddrizzare la situazione in casa Juventus per diventare il salvatore della patria.

Uno juventino comunque rimane tale anche quando va via da quella maledetta società. Il fascino di quella maglia, di quell’ambiente che si è perso nel tempo, segnatamente da quando non c’è più Gianni Agnelli, ancorché sbiadito continua ad attrarre molti meridionali, segnatamente quelli provenienti dalla Puglia, dalla Calabria, dalla Sicilia.

I messaggi alla società

Sono mesi che il tecnico utilizza sapientemente una massa di cronisti parlando e non parlando del proprio futuro. Dicendo e non dicendo certe cose.

Sono mesi che vantando il suo lavoro, atteggiamento come si è detto comprensibile, ha lasciato intendere come la società non sia all’altezza.

“Qui certe cose non si possono fare” ha detto di recente.

Ed allora Conte le vada a fare da un’altra parte dove la storia ci dice che le cose che si fanno a quella latitudine sono lecite e illecite perché tutto è consentito ad una società che ha un bilancio catastrofico al punto che è stata costretta a fare un aumento di capitale ad hoc (15 milioni di euro) per liberarsi di Thiago Motta.

Detto in parole povere non avevano in cassa la cifra per chiudere la transazione con il tecnico brasiliano.

Conte domenica sera al Tardini ha perso le staffe in campo, il vocale non è da allenatore di una grande squadra, ed ha esagerato con il linguaggio nelle interviste dove con il sorriso sulle labbra ha detto cose ingiustificabili.

Manca una partita, chi come me ha sempre sostenuto il Napoli, non potrà non farlo ancora per una settimana, ma se Conte vuole andar via che vada. Vuole andare a vincere altrove, auguri.

Potrà dire di aver vinto, se lo vincerà, uno scudetto storico con pochi mezzi, pochi giocatori, una panchina non all’altezza, vorrà dire che Napoli gli consentirebbe di capire il risvolto che il calcio a dimenticato: l’onestà.

Poi a campionato finito si aspetta di sentire il presidente Aurelio De Laurentiis che certamente ha qualcosa da dire al riguardo.

L’attesa è doppia. Speriamo vada tutto bene.