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L'editoriale

Che uomini, che calcio: dove è finito lo sport?

La vicenda degli arbitri napoletani, gli interventi di Giuseppe Marotta, i tifosi dell’Inter che ora contestano Guida ed una federazione che continua a latitare. Dove è finita la scuola dei difensori italiani che era la migliore del mondo?

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Dove è finito lo sport?

Quando la pratica sportiva ha totalmente abdicato in favore degli affari, della visibilità e dell’edonismo che trasuda in un qualunque spogliatoio di Serie A?

La risposta alle domande in fondo è abbastanza semplice.

Berlusconi presidente del Milan con i suoi successi

Il passaggio nel calcio italiano dell’era Berlusconi ha determinato una serie di guasti a cui non possono porre rimedio i successi internazionali di quel Milan di Sacchi lanciato nell’Olimpo europeo proprio da un incredibile ed inopinato harakiri del Napoli di Bianchi nel campionato 87/88.

Quella stagione ha determinato guasti che il calcio italiano si è portato con sé e che hanno condotto ad una rivoluzione nel gioco, magari in parte necessaria, ma attuata proprio mentre le altre nazionali europee e sudamericane prendevano spunto dal calcio italiano per modificare gli

eccessi di un loro calcio dove veniva privilegiato il gioco e la sua bellezza.

Insomma si è fatto un po’ come i gamberi: mentre tutti gli altri camminavano avanti, cercando di progredire, migliorare alla ricerca dei risultati si è pensato di ascoltare il canto delle sirene, che l’astuto Ulisse pur volendo ascoltare si fece legare per non venirne sopraffatto.

L’evoluzione a gambero del calcio italiano

Il calcio italiano avrebbe dovuto ammettere che c’era chi giocava meglio e che meritava di più ma avrebbe dovuto andare avanti per la sua strada continuando a produrre nei vivai i migliori difensori del mondo mentre oggi è complicato per il ct Spalletti schierare una difesa continuativa ed affidabile.

La riflessione iniziale si deve anche alla ricerca della polemica che quando si parla di calcio non manca mia.

L’arbitro internazionale Marco Guida

Nelle settimane scorse si è saputo che due arbitri campani: Marco Guida e Fabio Maresca hanno chiesto di non arbitrare nel finale di stagione le partite del Napoli.

Motivi di sicurezza e serenità familiare, motivi di opportunità per non avere problemi con la tifoseria azzurra.

L’AIA (l’Associazione Italiana Arbitri) pur senza emettere comunicati o informative ha di fatto accontentato i due fischietti, si tratta di due internazionali di vecchia data.

Si tratta di due arbitri di quarantaquattro anni, vicini al termine della propria carriera, considerati a ragione o a torto tra i migliori attualmente in servizio.

La richiesta e la scelta sono apparse sin da subito non ortodosse se si pensa che al contrario arbitri delle sezioni lombarde giustamente non si sono tirati indietro e sono stati regolarmente utilizzati.

La legge del contrappasso utilizzata da Dante ha però ancora una volta colpito.

Il manipolatore: Giuseppe Marotta

Per la gara di domani tra Inter e Lazio al Var è stato designato, con un’arguzia invidiabile, proprio l’arbitro Guida ed allora chi ha minacciato, chi ha subito gridato allo scandalo, chi ha deciso di adombrare insensati retroscena?

La tifoseria interista mandata in avanscoperta da Marotta e company ha subito contestato la scelta per mettere in primis le mani avanti ma soprattutto per cercare di condizionare proprio Guida che guarda caso non voleva avere condizionamenti ma che non ha chiesto di essere esonerato al Var di Inter – Lazio.

Non contenti di questa sceneggiata milanese, che poco ha dà invidiare a quelle della tradizione napoletana, scusa grande Mario se ti disturbiamo, la società nerazzura ha iniziato un braccio di ferro con la Lega per chiedere di fissare sin da subito una data per l’eventuale, improbabile, spareggio, visto che sempre Marotta e company sono ragionevolmente sicuri di conquistare sei punti nelle prossime due partite cosa che automaticamente non prevede l’arrivo a pari punti in ogni caso.

Adesso la domanda iniziale apparirà più chiara.

Che uomini ha prodotto il calcio italiano degli ultimi anni?

Quale archetipo di dirigente oggi va per la maggiore?

Il prototipo Giuseppe Marotta sembra il faro dei dirigenti del calcio italiano.

È un uomo colto, si presenta bene sempre vestito con abiti costosi, nelle interviste e pacato ma dice bugie (tenere bene a mente la vicenda Higuain), ma è anche un prevaricatore che a suo tempo scelse le società del nord (Juventus e poi Inter) rimandando al mittente un’offerta che il presidente Aurelio De Laurentiis gli aveva fatto.

Il nord quello del triangolo industriale, quello dove si decide tutto.

Quanto mai lo scaltro, abile ma discutibile, sorridente ma pronto a far valere le ragioni della storia, dirigente oggi dell’Inter, nato a Varese, si sarebbe abbassato a varcare la linea di demarcazione del Garigliano?

La diatriba di questi giorni è di fatto pura fuffa.

Il presidente Gabriele Gravina e le sue idee sul calcio 

A noi rimangono questi uomini che nel calcio fanno il bello e cattivo tempo a partire dal presidente federale, Gravina, che non molto tempo fa ebbe a dire: “Il calcio italiano ha bisogno delle squadre milanesi”.

Dove è scritta questa frase riportata da Gravina, nelle carte federali?

O nel libro di quelli che vogliono solo vincere e non sanno perdere e che oggi hanno dei bilanci spaventosamente in rosso che se controllati e verificati opportunamente porterebbero all’esclusione dal campionato, l’azzeramento come società ed il liberi tutti con Marotta che magari si accaserebbe al Milan, altra società i cui debiti fanno spavento come quelli della Juventus che per poter cambiare allenatore a campionato in corso ha dovuto fare un aumento di capitale sociale ad hoc per liquidare Thiago Motta.

Che uomini, che calcio, che esempio per le giovani generazioni che pare, basta guardare i settori giovanili, non abbiano più una preferenza per lo sport italiano per antonomasia.